20 gennaio 2019
Parola vivente - Le letture della domenica
nella nostra scoletta c’è un affresco della Pentecoste dove, mentre dal cielo scende lo Spirito Santo su di loro, gli apostoli sono divisi in due gruppi; al centro c’è Maria che, piegata leggermente da un lato, sembra essere in ascolto di quello che stanno dicendo gli apostoli alla sua sinistra, mentre con lo sguardo tiene d’occhio quelli alla sua destra. Nulla le sfugge, tutto vede, tutto sente: è questo il suo ruolo nella Chiesa, come viene descritto mirabilmente nelle “nozze di Cana”, il Vangelo di oggi (Giovanni 2,1-11), dove nel corso di una festa di matrimonio viene a mancare il vino: proprio in questa circostanza si può vedere la grandezza della Madonna, esperta di umanità cui nulla sfugge, che tutto vede e tutto ascolta per poi intervenire. Maria, da donna di casa ed esperta della vita sociale di un piccolo paese - dove tutti si conoscevano e ognuno si faceva i fatti altrui cercando (con pochissimo successo) di tenere nascosti i propri - si rende subito conto del pericolo, perché la mancanza del vino avrebbe fatto di quell’uomo un perdente cronico, l’incapace del villaggio; e pazienza se magari era intelligente e sveglio: nella memoria collettiva, nelle chiacchiere del paese (quel letale pettegolezzo diffuso in egual misura fra gli uomini come fra le donne, allora come oggi) sarebbe sempre stato un buono a nulla, “quello che nella festa di matrimonio non è stato neanche capace di far bastare il vino”. Per un solo errore, e neanche tanto grave (almeno ai nostri occhi), una famiglia intera sarebbe stata segnata per sempre : la moglie e i figli del buono a nulla, da cui niente di buono c’era da aspettarsi. Ma per fortuna a quelle nozze c’era Maria, che sa esercitare al massimo livello la virtù della compassione, che è la capacità (che tutti dovremmo avere) di “mettersi nei panni” degli altri, guardando con occhio vigile le loro vite e mettendosi in ascolto della loro situazione concreta per comprendere ciò di cui hanno bisogno in quel momento e intervenire. Lo dice a Gesù, non hanno più vino, ma il figlio si rifiuta, non è ancora giunta l’ora della salvezza, non si spreca la potenza divina per una cosa da poco. Ma Maria sa che per quelle persone non era una cosa da poco, e dice ai servi “fate quello che vi dirà”; e Gesù opera il miracolo, perché alla mamma non si nega un favore. Nella seconda lettura (1Cor 12,4-11) c’è scritto che ognuno ha il suo posto nella Chiesa: quello di Maria è guardare, ascoltare, e intercedere presso il Figlio. E’ per questo che in tanti ci rivolgiamo alla madonna: perché sappiamo che Lei ci guarda, ci ascolta, si rende conto della nostra situazione e la porta al Figlio perché intervenga. E l’acqua diventa vino, e vino buono, tanto che quello sposo viene lodato come persona onesta che fa anche più del dovuto, quello che nel giorno del matrimonio ha servito un vino di ottima qualità anche alla fine della festa, quando in genere del fatto che i commensali erano tutti più o meno brilli per dare loro gli scarti della cantina. E così quell’uomo nella memoria collettiva del villaggio sarebbe rimasto come persona fidata ed autorevole, e questo prestigio si sarebbe riversato anche sulla moglie e sui figli. L’intervento di Maria alla festa di nozze di Cana ha cambiato il futuro di una famiglia; può farlo anche con noi se ci rivolgiamo a Lei con fede. Tutto questo avviene nel corso di un matrimonio, ed è singolare che il primo miracolo di Gesù - quello che Lui forse non voleva fare - lo manifesta come lo “sposo dell’umanità” di cui parla la prima lettura (Is 62,1-5): l’aver salvato l’avvenire di una famiglia fa dell’umanità la famiglia di Gesù, una famiglia di cui prendersi cura con amore e misericordia. Pace e bene a tutti.
“Al pozzo del cuore di Dio”: intenzioni raccolte in chiesa, consegnate alle Suore Elisabettine per la preghiera personale e comunitaria; Rosario chiesa di S. Giuseppe (via Vendramini) I sabato del mese ore 9,30.