Domenica 13 gennaio 2019
la prima lettura (Isaia 40,1-5.9-11) ci parla di consolazione. Con- solare significa farsi presenti ad una persona sollevandola, con parole e con gesti, da uno stato di afflizione o di prova in cui essa si trova. La consolazione è molto importante, perché pur non togliendoti affatto il problema o il dolore che in quel momento ti affanna, tuttavia lo rende meno pesante perché ti fa sentire che accanto a te c’è qualcuno che in quel momento è lì per te e con te sostenendoti con la sua presenza. Quando ero piccolo e giocando cadevo e mi sbucciavo un ginocchio mi mettevo a piangere perché faceva male, e allora arrivava la mamma, lo disinfettava, poi ci soffiava sopra, il che dava un qualche ristoro contro il forte bruciore prodotto dall’alcol che allora si usava come disinfettante, e poi mi diceva press’apoco: “Perché continui a piangere? Non ci sono qua io?”. Ecco, quelle erano le parole magiche della consolazione: il dolore continuava, ma la vicinanza di una persona amata lo metteva per così dire “all’angolo” sostituendolo con la percezione dell’amore che è sempre una forza positiva e potente, capace di fare da scudo contro ogni tipo di male. Ecco, Dio è così: qualora tutti ti abbandonassero, qualora la tua vita diventasse un deserto, Lui ci sarà sempre, e la percezione del suo amore ti sosterrà e ti farà andare avanti, perché Egli ti camminerà a fianco e ti farà da guida aiutandoti a portare i tuoi pesi, come fa il pastore con le pecore che accompagna “a verdi pascoli e ad acque tranquille” e con delicatezza “porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri”. Il tema della consolazione continua nella seconda lettura, dove San Paolo (Lettera a Tito 2,11-14.3,4-7) dice che il Signore ci salva, cioè si comunica a noi rendendoci “suoi eredi”, partecipi della sua stessa Vita e sottraendoci così alla tirannia del tempo e dello spazio per inserirci nel flusso infinito dell’eternità dove non c’è morte né sofferenza. La Croce di Cristo è il segno del dono totale che Dio fa di se stesso all’umanità; da questo dono deriva il perdono dei peccati, simboleggiato dall’acqua del Battesimo che cancella il male presente dentro di noi donandoci una vita nuova nel segno dello Spirito Santo, presenza misteriosa e reale di Dio che orienta la nostra esistenza sulle vie del Signore alla scoperta progressiva ed inesauribile della verità. Non a caso lo Spirito Santo è chiamato “il Consolatore”, perché chi vive nella Sua luce non ha paura di niente, secondo il detto di S. Teresa: “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, chi ha Dio nulla gli manca, solo Dio basta”. Il Vangelo (Luca 3,15-16.21-22) ci presenta il Battesimo del Signore. Battesimo significa “immersione”: Giovanni il Battista praticava un battesimo di conversione, la gente cioè andava da lui perché voleva convertirsi, essere liberata dai peccati ed iniziare una nuova vita ripartendo da zero. Era insomma un po’ come la nostra confessione: il gesto di immergere la persona sotto l’acqua (e sotto acqua si muore) significava riconoscere la sua volontà di conversione: morire alla vita di prima, fatta di tenebre e di peccato, e rinascere ad una vita nuova con il Signore, sotto il segno dell’acqua che lavando il corpo diventava simbolo dell’azione di Dio che ripuliva l’anima dai suoi peccati. Perché Gesù si fa battezzare, visto che come figlio di Dio è senza peccato e quindi non ha bisogno di conversione? Perché vuole sottolineare l’aspetto del battesimo come nuovo inizio: da questo momento infatti la sua vita riprenderà da zero, e dopo i trent’anni di esistenza umana normale a Nazaret inizierà una nuova tappa, i tre anni eccezionali in cui Egli manifesterà pienamente la propria divinità. Gesù sottoponendosi al Battesimo sta facendo la volontà del Padre, che gli chiede di manifestare la propria divinità attraverso un gesto umano e molto umile, nello stile dell’incarnazione che consiste nel vivere la propria onnipotenza divina attraverso la fragilità di una carne umana. Così paradossalmente il battesimo, umile segno di conversione per i peccatori pentiti, in Gesù diventa il punto di passaggio fra le due tappe della sua esistenza: la vita normale a Nazaret e la manifestazione eccezionale della sua natura unica di figlio dell’uomo e figlio di Dio, convalidata dalla presenza della Trinità al suo completo: il Padre che lo manifesta a tutti come Figlio e lo Spirito che si posa su di lui in forma di colomba, animale che è anche segno di pace: il suo infatti sarà un messaggio di pace e di amore per tutto il mondo. Da questo momento in poi egli diviene il Consolatore, Colui che si affianca alle nostre povere esistenze accompagnandole e sostenendole con la sua presenza e il suo amore.
“Al pozzo del cuore di Dio”: intenzioni raccolte in chiesa, consegnate alle Suore Elisabettine per la preghiera personale e comunitaria; Rosario chiesa di S. Giuseppe (via Vendramini) I sabato del mese ore 9,30.
Incontri per i fidanzati in preparazione al matrimonio: ogni mercoledì ore 21,00 nella Sala Parrocchiale.