Domenica 1 dicembre 2019
l'Avvento è una promessa, parola che deriva dal latino promitto che significa mando (mitto) avanti (pro); promettere vuol sempre dire posticipare, cioè mandare avanti nel futuro qualcosa che potrebbe essere realizzata anche nel presente. Al ragazzo che chiede il motorino i genitori rispondono di no, "ma se resterai promosso con bei voti ti promettiamo che te lo comperiamo"; all'impiegato che chiede un aumento di stipendio il direttore dice che adesso è impossibile "ma le prometto che l'anno prossimo avrà il suo aumento"; alla mamma il figlio che l'ha fatta grossa chiede scusa, "e ti prometto che non lo farò più". Poi si sa che il mondo e la storia sono pieni di promesse non mantenute (a cominciare da quelle elettorali), e non sempre per cattiva volontà: il futuro non è nelle nostre mani, ci possono essere imprevisti, problemi, difficoltà (oltre che tanta cattiva volontà) che impediscono il realizzarsi della promessa. Di conseguenza, quando ricevi una promessa devi fidarti che venga esaudita, e la tua fiducia sarà tanto più grande quanto più degno di fiducia è chi te l'ha fatta.
L'Avvento è promessa in molti sensi. Anzitutto è promessa del Natale, della nascita di Gesù che ogni anno si ripete il 25 dicembre. "E che razza di promessa è? E' invece una certezza, perché ogni anno il 25 dicembre è Natale". Vero, però hai mai pensato che il prossimo 25 dicembre tu non potresti esserci più? Sì, perché noi diamo tutto per scontato, ma non è così: io che sto scrivendo queste cose, la settimana prossima (o domani...) potrei avere un infarto o un incidente o qualcos'altro, e per me questo Natale diventerebbe una promessa mancata, come tutti gli altri dopo di questo. E' quello che vuol dirci Gesù nel Vangelo (Matteo 24,37-44) descrivendo nella prima parte la fine del mondo (prendendo come esempio il diluvio universale) e nella seconda (quella del padrone e del ladro che lo deruba quando meno se l'aspetta) la nostra fine personale: in tutti e due i casi la fine coincide con un nuovo inizio, dove "alcuni verranno presi, altri lasciati".
E' questa la seconda dimensione dell'Avvento: se credo alla promessa - e la promessa è la più grande che si possa immaginare, la vita con Dio in eterno - allora veglio, cioè mi preparo. San Paolo nella seconda lettura (Romani 13,11-14a) ci dice in che modo dobbiamo prepararci: spesso viviamo come addormentati, e chi dorme sogna, e come ben sappiamo i sogni sono quasi sempre un misto di realtà e di illusione. Così è la vita quotidiana che ci distoglie da ciò che veramente conta perché abbiamo tante cose da fare, tanti problemi e necessità da cui cerchiamo di trovare scampo nel divertimento che guarda caso significa fuga (di-vertere, allontanarsi da) ed è qualcosa di illusorio (anche se necessario perché la vita ha bisogno di momenti di fuga dall'ordinario) perché poi ripiombi nella tua solita esistenza monotona o insoddisfacente o difficile. Svegliarsi da sonno non significa fuggire, ma trovare la luce del giorno che ti permette di vedere le cose così come sono, di dare a ogni cosa il suo giusto valore, per la fatica come per il divertimento, per quel problema che ti sta assillando come per le piccole gioie che la vita ti dà. E la luce è proprio la Vita, quella con la V maiuscola che il Vangelo di Gesù ti offre in abbondanza illuminando il tuo cammino quotidiano. Vegliare non significa stare svegli, ma prepararsi a quell'incontro che tu non sai quando avverrà, quell'incontro che ti è stato promesso - mandato avanti nel futuro - da Chi è degno di fiducia, la cui Parola ti attira come un faro di luce potente.
C'è infine una terza dimensione dell'Avvento; ce ne parla la prima lettura (Isaia 2,1-5) con la suggestiva immagine di Gerusalemme centro del mondo: la promessa che l'incontro finale con Gesù risorto segnerà l'inizio di un'era di pace e amore totali, dove la parola contro non ci sarà più, ma tutti vivranno gli uni per gli altri perché Dio sarà tutto in tutti. Io a questa promessa ci credo. E voi? Pace e bene a tutti.
Al pozzo del cuore di Dio: intenzioni raccolte in chiesa, consegnate alle Suore Elisabettine per la preghiera personale e comunitaria; Rosario chiesa di S. Giuseppe (via Vendramini) I sabato del mese ore 9,30.